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LOTTE IN CORSIA: VELOCISTI VS FONDISTI

Di SOFIA

Tra velocisti e fondisti corre buon sangue… fino a quando non arriva l’allenamento specifico. Pensavate che il nuoto fosse uno sport pacifico e che gli unici litigi nascessero perché il compagno di squadra che fa il compleanno non porta la torta? Allora non siete mai stati in una squadra che comprende, insieme, velocisti e fondisti! Il nuoto è bello perché è vario: quali sono i reali motivi delle dispute, oltre le sostanziali differenze dell’allenamento?

Il nuoto è ufficialmente sport olimpico dal 1896 ma, a dire il vero, esiste un lato di questa disciplina che sembra assumere connotati medievali: la divisione tra velocisti e fondisti ricorda quella delle casate dei secoli bui, sia per la netta separazione che per il “patriottismo” dei membri delle fazioni.

Tra velocisti e fondisti corre buon sangue… fino a quando non arriva l’allenatore che, dritto e fiero dietro al blocchetto di partenza, con il cronometro saldamente tenuto in mano, dice “oggi allenamento specializzato: dividetevi in velocisti e fondisti.”

Si sente lo scrosciare dell’acqua a causa dei repentini spostamenti di corsia; in questo trasloco, una pinna viene malamente abbandonata sul fondo della vasca e qualche goccia di integratore si mischia al cloro.

Il coach pronuncia quella frase, quell’incantesimo, e la vasca viene totalmente stravolta per assumere una nuova disposizione.

I velocisti sghignazzano perché non dovranno affrontare dure ripetute da 200 metri (ma non significa che il loro allenamento sarà meno pesante) e i fondisti che, sconsolati, lanciano occhiate fiammeggianti ai loro compagni e attendono inesorabilmente di ascoltare una serie che non finisce mai.

Ogni nuotatore è diverso dall’altro. Come due fiocchi di neve, non si trovano due nuotatori che abbiano la medesima struttura fisica, composizione muscolare e attivazione nervosa.

A seconda della naturale predisposizione verso gare più o meno lunghe, viene effettuata la divisione in velocisti (gare da 50 e da 100) e in fondisti (dagli 800 in su). Esiste un’altra stirpe, quella dei mezzofondisti, le cui specialità sono i 200 e i 400 metri.

I 400 si avvicinano più al fondo mentre i 200, la distanza tecnicamente più difficile da nuotare, con molte controversie vengono attribuiti alla velocità mentre diverse scuole di pensiero li vedono sfumare verso il fondo.

Ciò non cambia il sunto del discorso che verte sull’attitudine di nuotare diverse distanze, ed è un istinto innato che si specializza nel tempo.

Scopri di appartenere a una delle due categorie sulla falsariga del “appello Parlante di Harry Potter, solo che al suo posto c’è il tuo allenatore che è comunque uno stregone, e infatti qualcosa di magico, in lui, è presente.

Non solo perché è in grado di pronunciare quell’anatema che stravolge una piscina, ma anche perché compie piccole magie ai suoi atleti riuscendo a farli migliorare di volta in volta con costanza.

Anche se uscire vivo da un 400 misti, più che un incantesimo, è un miracolo.

Esistono però moltissimi fattori che, sia durante sia alla fine dell’allenamento, scatenano controversie più o meno accese; tre delle quali sono un must di ogni squadra:


1. Uscire dalla vasca

I nuotatori non sono persone superficiali. Sono dediti al sacrificio ed esistono varie motivazioni che li spingono a nuotare, ogni giorno, avanti e indietro su una striscia nera. Ma per tutti, uno dei momenti più belli, attesi e simbolici, è uscire dalla vasca.

Sebbene la piscina sia ormai un habitat naturale per il nuotatore e quest’ultimo sia pazzamente innamorato del proprio sport, uscire dalla vasca è il vero obiettivo quotidiano.

Uscire dalla vasca non soltanto decreta la fine del massacrante allenamento, ma simboleggia anche la doccia calda subito dopo, tornare a casa e, perché no?, riposare – insomma, uscire dalla vasca è un momento sacro e agognato da tutti i nuotatori, che trascende dalle inclinazioni di quest’ultimi.

Proprio perché è così importante, il fatto che i tuoi compagni di squadra velocisti abbiano ultimato il loro lavoretto – perché poche ripetute da 25 e 50 metri non sono degne di essere classificate come lavoro centrale – e stiano uscendo dalla vasca mentre tu, povero e desolato fondista, hai ancora da ultimare un chilometro e mezzo di soglia… È distruttivo.

“È tutta invidia” diranno i velocisti.

“Avete ragione” ribatteranno i fondisti. Seguono poi insulti e imprecazioni che i velocisti non sono in grado di sentire, poiché sono già in spogliatoio ad asciugare i capelli.


2. I turni in palestra

Conseguentemente al lavoro svolto in acqua, anche in palestra vi sono lavori diversificati.

Questa volta la bandiera della vittoria è agitata dai fondisti che, in quanto mettere troppa massa muscolare è ostacolante per le prestazioni, non devono passare intere ore rinchiusi in quattro anguste mura in compagnia di attrezzi per il weightlifting.

Non è soddisfacente quanto uscire dalla vasca, ma anche uscire dalla palestra lasciandoti alle spalle chi dovrà ammazzarsi ancora di leg press e altri mille attrezzi ha un suo perché.

Fuori è buio ed è tardi. Due membri della stessa squadra dormono beatamente. Il fondista lo fa nel suo morbido e tiepido letto, il velocista… lo fa sulla panca piana, dura e stretta che, dopo l’ennesima ripetuta di forza-veloce, sembra il più adatto giaciglio per conciliare il sonno.


3. I pomeriggi di gare

Che siano Criteria nazionali giovanili o il Meeting provinciale, una corretta organizzazione vuole che le gare siano spalmate abbastanza uniformemente durante i due o più giorni di gare.

Anche se, qualsiasi combinazione probabilistica si provi, ci saranno sempre due gare attaccate – è la legge di (Ryan) Murphy dei nuotatori – che consentiranno il riposo massimo di un quarto d’ora tra una e l’altra.

I velocisti e i fondisti piangono entrambi con un occhio solo. I 50 e i 100 si svolgono quasi esclusivamente al mattino ed è una tragedia tuffarsi in acqua, spesso congelata, alle sette del mattino per riscaldarsi.

D’altro canto, gli 800 e i 1500 sono sempre durante l’ultima sessione di gare, ed è frustrante gareggiare quando tutti i tuoi compagni di squadra hanno già finito, in specialità che non sono proprio una passeggiata.
Insomma, si è tutti sulla stessa barca, ma le provocazioni e i battibecchi tra i due schieramenti non mancheranno di certo.

Che siano 50 metri stile libero o 25 chilometri in mare, al nuoto non importa: questo sport è in grado di andare oltre. Esistono cose più importanti come l’amicizia, il rispetto tra compagni di squadra e la sana rivalità, ed è meglio focalizzarsi su problemi più concreti. Ad esempio: chi mi presta lo shampoo?




9 SUGGERIMENTI DI COMPORTAMENTO ALL’INTERNO DI UN IMPIANTO SPORTIVO CHE DIFFICILMENTE TROVERAI NEI REGOLAMENTI INTERNI.

Sarebbe consigliabile
controllare le scarpe prima di entrare nell’impianto. Se sono infangate di
terra un paio di passi pestando con forza il suolo magari impedirebbe che venga
lasciata una lunga scia di terra all’ingresso.

I copri
scarpe andrebbero indossati sempre evitando che il personale richiami
continuamente coloro che tentano di sgattaiolare all’interno degli spogliatoi
senza le coperture. È un diritto e un dovere degli utenti pretendere questa
direttiva.

I cappotti,
le giacche a vento e i soprabiti andrebbero appesi all’esterno degli spogliatoi
(soprattutto dei genitori) evitando di occupare grandi spazi negli
appendiabiti.

L’ingresso
negli spogliatoi sarebbe consentito al massimo 15 minuti prima della lezione e
30 minuti dopo il termine dell’attività svolta.

Le borse
sportive non andrebbero mai abbandonate sulle panchine per tutta la durata
dell’attività altrimenti l’utenza che si trova nello spogliatoio non trova
posto per accomodarsi. Usate gli armadietti e il portaborse sopra la panchina.

Sarebbe
meglio utilizzare ciabatte sufficientemente pulite nei locali dell’impianto e
gli appositi cestini per i rifiuti di qualsiasi genere.

Non si
mangia negli spogliatoi.    Per igiene, educazione,
rispetto verso i compagni. Non è un consiglio.

Non si dovrebbe
circolare nudi negli spogliatoi (adulti). Non c’è bisogno di spiegazione.

Il genitore
non dovrebbe entrare nelle docce per aiutare il bimbo a lavarsi. Lo sostiene,
lo incita, lo sprona ma il bambino deve essere preparato a fare la doccia da
solo. Il consiglio comprende anche l’attività in piscina e il genitore non dovrebbe
sostare sul piano vasca per infilare le ciabatte e l’accappatoio; se in bimbo è
pronto per imparare a nuotare lo è sicuramente anche per indossare ciabatte e
accappatoio da solo. Il nuoto è uno sport è come tanti altri sport una delle
finalità è la conquista dell’autonomia di se stessi. Lasciate che imparino a
cambiarsi, lavarsi da soli perché’ è una esperienza formativa importante. Le prime
volte perderanno un po’ di tempo e combineranno qualche guaio ma in breve tempo
diventeranno più indipendenti e sicuri di se’.      




20 FRASI CHE UN GIOVANE ATLETA VUOLE SENTIRE DAL SUO COACH

20 FRASI CHE
UN GIOVANE ATLETA VUOLE SENTIRE DAL SUO COACH

Di NUOTOUNOSTILEDIVITA

L’allenatore svolge un ruolo di primo piano nello sviluppo e
nella crescita dei nuotatori, sopratutto dei più giovani. Di fatto quello
dell’allenatore è un ruolo fondamentale nella formazione di uno sportivo, a
livello fisico, tecnico e psicologico: in questo articolo riportiamo 20 frasi
motivazionali che qualsiasi giovane atleta ha bisogno di sentire dal suo Coach.

Energia, autorevolezza, determinazione, capacità
comunicativa, e conoscenze tecniche sono solo alcune delle qualità che un buon
allenatore deve possedere. Occorre instaurare un rapporto di fiducia reciproca,
di rispetto, di empatia. Abbiamo così deciso di raccogliere 20 frasi che un
allenatore non deve mai dimenticare di dire ai propri atleti e in particolare
ai più giovani che vedono nel nuoto non semplicemente uno sport, ma anche e
sopratutto un modo di crescere a livello un individuale, aumentando la fiducia
in sé stessi

  1. Ecco la nostra lista:
  2. Sono fiero di te
  3. Ottimo lavoro
  4. Non mollare
  5. Credo in te
  6. Continua così
  7. Mi hai impressionato
  8. Ce la puoi fare!
  9. Cerca di dare il tuo meglio
  10. Eccezionale!
  11. Ispira la tua squadra
  12.  Devi
    essere fiero del tuo lavoro
  13.  Supporta
    i tuoi compagni
  14.  Grazie!
  15.  Credi in
    te stesso
  16.  Non
    preoccuparti di fare errori
  17.  Continua
    il bel lavoro che stai facendo
  18.  Continua
    a crescere
  19.  Puoi
    sempre contare su di me
  20.  Sii te
    stesso
  21.  Sei stato
    eccellente

Lo sport praticato dai più giovani deve farli crescere a
livello individuale, deve farli sentire parte integrante di un progetto. In
questo progetto il coach svolge un ruolo estremamente importante e decisivo.
Queste 20 frasi vogliono essere una sorta di vademecum per gli allenatori di
tutti gli sport … perché non si dimentichino mai di quanto sia importante il
lavoro che svolgono sui più giovani. Non gli stanno semplicemente insegnando
uno sport, li stanno forgiando per la vita.

“I campioni non si fanno nelle palestre. I campioni si
fanno con qualcosa che hanno nel loro profondo: un desiderio, un sogno, ma per
raggiungere il tuo obbiettivo hai bisogno di qualcuno che creda in te, che si
metta in gioco e veda in grande dentro i tuoi occhi e dentro le tue bracciate.
L’allenatore non è semplicemente quello che sta di fianco al blocco e ti dice
cosa fare. Un allenatore diventa un po’ come un papà, a volte buono a volte
cattivo, che ti urla addosso quando hai bisogno di una scossa e che ti
abbraccia quando sa che ce l’hai messa tutta. L’allenatore diventa il tuo
migliore amico in vasca, quello che ha sempre le parole giuste e gli
allenamenti più duri, si dice che il 95% del risultato sia dell’atleta, dovuto
alla sua maturità psico-fisiologica, ed il 5% dell’allenatore. Però questo 5%
ha un peso impressionante: l’atleta e l’allenatore sono come una cassaforte e
la sua combinazione.”